"Fra queste colline anche il silenzio è verde"

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CANALE OGGI


Canale ha un occhio vigile che svetta sul paese. Un campanile dal sacro cuore in bronzo.

Canale strizza un occhio ad Asti, ma ha il cuore che sa di Roero.

Il mercato ortofrutticolo del Roero è ben più di una semplice compravendita di prodotti agricoli. È una storia centenaria che ha fatto di Canale un punto di riferimento per gli amanti della terra coi suoi frutti. In principio girava tutto intorno alle pesche che avevano salvato la produzione agricola in crisi, indebolita dalle malattie che feriscono le vigne. La pesca è celebrata tra luglio e agosto nella consueta Festa del Pesco di Canale, per ricordare che ha reso questa terra ricca e sorridente, anche oggi che il vino, l’Arneis, è tornato in auge.

La chiesa di San Bernardino accoglie maestosa chi va verso la via maestra. Al suo interno un Cristo in legno decide le sorti del paese.

Si dice infatti che i suoi capelli siano veri e che crescano in prossimità di un periodo di sventura.


CANALE GALLERY



CANALE IERI


In principio erano i castellani del Vescovo.

Possiamo partire da qui, da un epoca lontana in cui questi castellani, del Vescovo  d'Asti per la precisione, si dividevano la zona di Canale. Questo almeno fino al 1260, quando il Comune di Asti estromise i castellani e fondò "l'impianto della villanova", per convogliarvi le popolazioni degli antichi insediamenti circostanti.

Il concentrico di Canale, nettamente separato dal restante abitato da piazze disposte a rettangolo, conserva ben evidente (con le vie ortogonali e i portici a lato della via “maestra”) questo impianto della “villanova” ancora oggi. 

Canale, che rappresentava un importante nodo viario, rimase così soggetto ad Asti, per far poi parte dal 1387 della contea il cui dominio superiore fu assegnato dai Visconti per via dotale agli Orléans, passata ai Savoia nel 1530.

Nel 1379 la signoria di Canale viene donata ai Roero, dai quali perviene gradualmente, a partire dal 1512, ai Malabaila.

Della cinta con torri che chiudeva la “villanova” resta solo la dugentesca torre civica, sopraelevata successivamente per ricavarvi la cella campanaria.

La torre era inizialmente aperta verso l’interno, ma sin dal ‘400 anche tale lato venne chiuso: interventi ben leggibili prima del recente restauro.


 

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